Stuzzicato da diverse battute, osservazioni fatte da amici, ieri m’era venuto fuori questo malessere larvale, questa piccola malinconia dettata da quella porta chiusa che è l’amore nella mia vita di oggi. E il patetico del titolo era in questo mio piccolo crogiolarmici, vittimizzarmi, coprire d’un velo di invidia i rapporti che fioccano in ogni dove attorno a me. Un piccolo uomo patetico può ridurre o quasi annullare la sua piccolezza se non la nasconde, non se ne vergogna ma accetta il suo essere (ma non per questo smette di cercare di migliorarsi). A volte quella porta che rimane chiusa mi fa sentire monco, a volte penso che se si aprisse verrebbe meno una parte dell’irrequietezza, del senso di incompletezza che, si, sono a volte dolorosi, ma che mi danno anche la spinta per continuare a cercare, a vagare per la vita. A volte da innamorati ci si siede un po’ sui rapporti, in parte per pigrizia in parte perché è inevitabile. Credo che comunque la mia irrequietezza non sparirebbe del tutto; non credo saprei starne senza.
E oggi pensavo all’ingordigia che per me è dettata dall’incapacità di vedere il valore delle cose. Non che questa sia una risposta al problema e al mal di vivere ma forse è un inizio. Se sapessi davvero cogliere la grandezza di una serata al Tucano e di diciassette birre che arrivano al nostro tavolo, di riabbracciare Ciube che viene da Pordenone, una risata ed una battuta volgare. Il più semplice dei gesti, colto nella sua interezza basterebbe a riempire non dico una vita ma più di quanto non faccia, abbastanza da farmi tollerare di rimanere una sera a casa. E allora pur pensando ancora di viaggi e mete non ho potuto che iniziare scavalcando un cancelletto e andare in quel bosco che pur essendo dietro casa mia non conosco o non ricordo. Nonostante i giochi da bambino, le passeggiata con un vecchio cane e quel pomeriggio con Gillus ed il Poeta. Mentre cammino mi viene in mente Giovanni Paolo II che dice "non abbiate paura" e lo dice in una maniera tale da
riempire con la sua forza gli uomini da meno di lui. Non abbiate paura. E’ un continuo provarci.
Intanto stanotte sveglia alle 4.30 e poi in volo per Napoli.
non ho la più pallida idea del contesto in cui fosse inserita la frase che hai citato.quindi la sradico e la guardo per quella che è.io adoro avere paura. se non avessi paura di nulla, non ci sarebbero sfide. sarebbe tutto troppo facile.io ho paura di un sacco di cose. che quella porta di cui tu parli all’inizio non si apra più, di non volerla più aprire io. di aprirla e doverla chiudere ancora. ho paura di perdermi, di perdere persone. ho paura di ritrovarmi, anche. ho paura degli insetti, delle mucche. ho paura di andare a vivere da sola. ho paura di andare ad un appuntamento di "lavoro" domani. ho paura di non farcela, e ho anche un po’ paura di farcela.se non avessi paura, che senso avrebbe dirsi poi, con una pacca sulla spalla sinistra: ‘ehi, ce l’hai fatta. sei più forte della paura’.ps: scusa, probabilmente è il commento più fuori luogo che io abbia mai fatto. lo mando lo stesso, mi piace un po’ umiliarmi…