Vorrei contare i frammenti del cuore, dare un nome ad ognuno. Ricordare per ognuno una speranza coltivata, cresciuta, infranta. Perchè ognuna di esse è qualcosa che ho creato ed ho amato. Ognuna di esse è una medaglia. A volte però pungono queste medaglie, a volte non ho il petto abbastanza largo; si sovrappongono, si disordinano l’un l’altra, come a fare interferenza. In quei giorni il mondo è pieno di specchi in cui non guardare e bisogna trovare il respiro giusto da prendere. Un attimo. Poi riordinarsi le medaglie e pensare dove appendere la prossima.
Certi investimenti rendono
Sarà che nel mondo esistono milioni di marche diverse di birra: milioni di sapori, di esperienze, di serate da vivere. Però stasera penso che vale la pena investire nelle persone, certo, la storia documenta un paio di casi in cui il risultato è stato una perdita netta. Ma se guardi il totale, diamine, che guadagno. E quindi via verso il Jumpin’ Jester. I will sing you songs of dreams I used to dream I will sail on seas of silver and gold Until I reach my home [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=WKHZ2EbWB_s&fs=1&hl=it_IT] Perché a volte ti sembra di sorprendere la sfortuna a pescarti in tasca, la guardi e pensi che davvero non hai nulla…
Quando i russi parlano a sproposito di lire
Flussi di pensieri dopo cattive giornate che fanno capolino da periodi difficili A volte alzo lo sguardo e vedo tutti questi fili, come a marcare distanze incolmabili fra persone e cose, come ad impedire movimenti, a coltivare inerzie. Fili che rendono difficile vedere l’orizzonte, appiattiscono gesti e persone alla tonalità della meschinità, come non potesse sopravvivere nient’altro su questa terra acida. Never let them tell you they are all the same. Se poi cattivi pensieri seguono cattivi gesti, spinti da egoismi e aiutati da un po’ di pessimismo sopravvissuto beh, allora mi accorgo di saper tagliare solo i fili che mi ormeggiavano a questa realtà con reciproca indifferenza. Quasi diffidenza….
Conoscersi
Credo che conoscersi sia importante. Ci sono alcune cose di me che ho capito negli anni, mettendo insieme gli indizi, e alla luce delle quali interpreto il mondo che vivo. Io ero affascinato dai grandi progetti sul tavolo da disegno di mio nonno, dai materiali da costruzione che raccoglievano polvere nel deposito. Adoravo giocare con i Lego ed uno dei pochi videogiochi che mi abbia mai appassionato era Civilization: scopo? Costruire ed amministrare un impero. Ho capito che io amo proprio questo: costruire. Mi fa sentire realizzato. Ed avendo sogni grandi, ho il bisogno di costruire cose grandi, importanti. Quello che mi fa vibrare, di cui sento l’esigenza è realizzare…
Parentesi che invece di chiudersi l’un l’altra chiudono me
Ti senti mai impiccato alla vita che stai vivendo? Mi sembra non ci sia la possibilità di un respiro pieno. Invece è che non ci sono motivi. Me lo ricordo com’era averne. I chilometri si snocciolavano a decine la volta, gli ostacoli erano caramelle per il cuore. La serena convinzione che un sorriso avrebbe sgretolato qualsiasi cosa. E lì, nelle cose che amo che mi si risveglia la voglia di mostrare a spacconate e picconate di passione che cosa intendo. C’è passione ed energia da qualche parte, è che mi sfugge dove, al momento. Ognuno di noi forse è guidato da cose diverse: per me è la passione, è l’entusiasmo…
Storie e respiri
Ci sono tante storie, fra un respiro e l’altro del mondo. Ne vediamo così poche. Osserviamo quelli che crediamo successi scansando quelle che ci servirebbe vedere. Provo a ricordare l’uomo che correva, i vecchietti che “lei è così dolce” e gli occhiali da minatore. E poi torno alla mia vita, a far finta di avere dei problemi. Tipo aspettare che arrivi lunedì.
Numi
Vorrei si potesse raccontare come una storia; è stata una Vita. Una vita fa. Ci sono emozioni che rimangano intrappolate a qualche livello, lì, ad invecchiare. Dietro la bottiglia di vino buono, le vedi spostando uno scatolone. Non se ne vanno. Non le cacciano i mesi, non le sfrattano gli anni. Si accumulano solo, mentre cresce la distanza fra noi e loro. Ma lì, da qualche parte, ci sono. Lo senti questo odore pungente? Sa di bosco, ha il senso e le spine di un cespuglio di more, sa d’amore, ha la ferocia di un morso sul collo, sa di dolore, dei tagli che si è procurata. E quelle emozioni…
Il bello di avere un blog (ed un amico)
E’ che sei lì, che stai bevendo un paio di birre ascoltando Breakdown. Che capita di ascoltare Breakdown e mai senza una birra. Allora ripensi un attimo. E nel blog salta fuori una serata in cui ascoltavi questa canzone; rileggendola la rivivi in pieno, nella forza del momento. E’ straordinaria la vita e cosa possa succedere se prendi un amico con il quale sei cresciuto, una situazione al limite del paradossale che stai cercando di digerire e chiudi il tutto in una stanza con 20 litri di birra e tanta musica. Ne esce fuori questa serata: Graffi E penso che poi le cose sono andate come desideravo allora. Salvo poi…
Grazie
…a chi legge questo blog. Grazie Paolo, grazie Baby e grazie ai (pochissimi) altri :)
Maree e pensieri
Parlo con un amico, vicino la Gran Madre. Certi tipi di maree depositano queste serate sul lungo Po. Io le raccolgo. Penso che Torino sia una parola che fingi di non sentire, piano la lasci scivolare sotto pelle. Un pensiero che non sai condividere, e si cristalizza negli spazi che non sai raggiungere. Torino è un corso per assaggiatori di vino in cui non c’è più posto, un ristorante indiano in via Pigafetta. Penso ad ogni amico, ad ogni gesto. Agli errori altrui e a come specchiare in essi i miei errori. Vederli di traverso, almeno. Penso che reggere un manifesto di laurea in formato A0 insieme alla madre della…
Letture
Le belve evitano i pericoli che vedono e, una volta schivatili, si sentono al sicuro: noi ci tormentiamo e per il futuro e per il passato. Molte nostre prerogative ci nuocciono; la memoria rinnova l’angoscia della paura, il prevedere il futuro ce l’anticipa; nessuno è infelice solo per il presente. Stammi bene. Lettere a Lucilio, 5°
Domande
Non so quando è successo, quando sono diventato una sorta di Babbo Natale sotto acido. Quando ho imparato a non rispondere con insulti, velati e di classe, certo, ma insulti, all’e-mail di uno che si firma L’Uomo Perfetto (si, davvero). Non so quando sono diventato fondamentalmente felice. So però quando ho assistito alla terza sessione di prove di un gruppo di amici. E mi sono davvero divertito. Ma è quello che ci si aspetta da un Babbo Natale sotto acido, no? E ho capito che il microfono di un cellulare satura quando si prova a registrare le prove di qualche pezzo Rock. Ma va bene comunque. Hey hey my my…
Piove
Ed i week-end se ne vanno. Si soffermano un po’, passano dalla Maison du Chocolate, fanno il giro da Bruino, e una sosta veloce in quel bar, un paesino a caso della Valsusa. E lo capisco quanto ho guadagnato in questi anni, quanto terreno sulla mia inquietudine, sulla mia brama di momenti, di Vita, di esperienze. Sorrido di più. Di tutto: di me stesso, delle cioccolate calde, di una birra di troppo e di una che manca. Certo, non so nè voglio disinnamorarmi dei cieli plumbei e del perdersi in un pomeriggio, a pensare. Ho più porti e meno venti di un tempo ma certe giornate la brezza mi invita…
Periodi
E’ un periodo pieno di musica. Innanzitutto c’è Dente, che Valeria mi ha fatto conoscere. Giorni ad ascoltarlo, in particolare l’ultimo album, L’amore non è bello. E poi venerdì il suo concerto (con la partecipazione de Il Genio). Dopo il concerto, esploriamo il piano alto del John Lennon. E poi torno a casa e mi accorgo che i ritornelli di Dente sono rimasti lì, nelle orecchie, nella testa. E non è facile dormire mentre si ostina a ripetere appuntato mazzolino sentimi, portati via la mia patente, la macchina con dentro tutte le cassette che tanto non gliene frega niente a nessuno. Poi ci sono i pomeriggi, in macchina con i Led Zeppelin, e lì inciampo in Going…