December 12, 2010

Paure

Forse ho solo paura del vuoto dentro di me.

Di accorgermi che, ancora una volta, ho sbagliato; non ho retto il peso di un codice che ho scritto.

Ho tradito le mie aspettative, ho piegato il ginocchio che ho disegnato incapace di flettersi.

Forse ho solo paura di non scoprire abbastanza forza per vivere al modo che ritengo giusto.

Forse ho paura di non trovare abbastanza senso, intorno. Abbastanza soddisfazione da pagare il prezzo di scelte codificate.

Forse ho paura non ci sia nulla ad aspettarmi: nulla quando riesco a mantenere dritta la linea.

Quando l’abbandono poi sento il taglio della delusione. Generalmente viene solo da me, nessuno si accorge dei miei gesti.

A volte viene da chi ho attorno e mi ritrovo piccolo, a sgridarmi le mie meschinità.

E riprendo allora questo gioco, in cui piano piano scompaio sullo sfondo…

in cui mi stingo giorno dopo giorno…

in cui mi dimentico di avere avuto un nome…

in cui alla fine, dimenticherò anche di avere avuto quei riccioli…

prima passo…

poi dimentico…

poi?

 

Ho paura di avere solo un codice, di avere solo quello.

Ho paura che l’energia mi abbandoni, la forza di volontà si intenerisca di fronte al vuoto.

 

Posso combattere il male, posso combattere il dolore ma io, in tutta franchezza, contro questo vuoto ho perso.

Ho provato a costruire qualcosa. E ho capito che una costruzione fatta col vuoto, circondata dal vuoto è vuoto anch’essa.

Ho provato ancora. Mi sono spostato qualche metro più in là.

Ho curato i dettagli, pensando che tanto più reale fosse stata, tanto meno spazio ci sarebbe stato per il vuoto.

Il vuoto non mi ha degnato di una risata. Ha permeato ogni mia opera.

Mi sono accorto poi che mi fosse entrato nelle ossa.

Vorrei sapermi arrendere, perchè mi rendo conto che ogni gesto rende più acuto il vuoto, mi rendo conto che non c’è risa o pianto che produca un suono.

 

Qui non c’è nulla.

 

Il vuoto mi nausea. Qui non c’è contrasto per cogliere una differenza.

Qui è impossibile marcare una qualsiasi differenza.

Qui ogni gesto è inutile.

Ogni parola è inutile.

 

Io sono inutile.

Mi sento un filare su cui il vuoto si arrampica.

 

Probabilmente presto non sarò in grado di distinguere la linea fra quello che sono e quello che il vuoto si è già mangiato.

Comments

1 thought on “Paure

  1. Io, quando non ce la faccio, cammino.
    Stamattina non ero altro che una semplice preda nelle mani della paura.
    Pensavo alla prima cosa che non andava e poi me ne veniva in mente un’altra, un’altra e un’altra ancora.
    E’ inutile dirti che l’ansia mi stava mangiando viva.

    Allora mi sono ricordata di una cosa che da un po’ non facevo: mi sono messa a camminare, senza sosta e senza direzione, camminare e basta.
    Credo, in questi momenti, di avere un passo piuttosto spedito: ma è ovvio che non posso saperlo perché non posso guardarmi da fuori.
    Penso, però, che sia il passo spedito di chi un po’ scappa e un po’ vuole andare veloce per arrivare prima.

    Sono finita in una Feltrinelli, ho vagabondato tra i libri e mi é capitato in mano un libro che parlava di annullare le paure: c’erano regole, esercizi, consigli…
    Ora, non sono qui per dispensare suggerimenti.
    Non voglio insegnare nulla.
    Vorrei dirti, però, che fintanto che avrai paura, non potrai costruire nulla e tutto sarà necessariamente “vuoto”.
    Probabilmente avrai commesso degli errori, ma chi non sbaglia?
    Credi siano troppi?
    Bhe, nessuno insegna niente, veniamo al mondo senza istruzioni per l’uso.
    E allora ci sta: ci sta se risbagliamo, se ci ostiniamo nell’andare avanti per la strada sbagliata…perché magari non ce ne accorgiamo…e non possiamo farci nulla, se non continuare finché non capiamo.

    Il Tempo perso può essere un rammarico, lo riconosco. Lo é stato, lo é e lo sarà sempre, per me.

    Eppure non c’è un’altra via, un altro modo.
    Ma non sputiamo sul mondo: non se lo merita, infondo.

Leave a Reply

Your email address will not be published.