June 28, 2010

Paul, Riccardo ed un saluto a Giugno

Con il buon Paul vorremmo lavorare ad una cosa.
E provo a buttar giù qualcosa.
Perchè è Giugno che finisce e a volte le cose si distraggono.
Perchè è il caso di vedere gli angoli ed i parchi, oltre ai pub ed i sentieri.

Riccardo si trovava a spendere anche quel pomeriggio attorno all’ombelico della propri esistenza. Gli stessi pensieri. Lo stesso deserto spopolato. Una galleria un tempo viva e poi abbandonata. Riccardo ed il suo orecchio fino si trovavano bene lì ad ascoltare echi flebili di stelle lontane e talora spente. Marco, il parco e le sue risate, Alessandra e quello sguardo dolce, di chi ancora non conosci. Riccardo ed il brutto vizio di circondarsi di spettri e offrirsi nudo ai morsi della solitudine. Fra i tanti difetti che si riconosceva quello cui era più affezionato era la propria inerziale incapacità di uscire dal corso degli eventi. Sapeva cavalcarlo forse, giostrarsi e muovercisi con astuta agilità. E divertirsi e divertire, ma come un compagno di vagone che commenta arguto il paesaggio. Mai vicino alla cabina, mai a scegliere uno scambio per un altro, inerme ad ogni incrocio, sconfitto da un crocicchio.

A Riccardo si poteva però dal credito di aver ben arredato il proprio ombelico. Per esigenza spicciola, dato il tempo che vi trascorreva. Volti scolpiti sulle pareti, istantanee di risate scomparse dai ricordi di tutti. Immagini nitide di passaeggiate e vestiti bianchi, risate a svolazzare nel cielo limpido di giugno. Che poi ringhia giù pioggia e correre sotto un albero. Riccardo aveva gusto nell’arredare. 

E una fottuta mancanza di alternative.

E a volte si chiedeva se fosse un ricordo di sè stesso, un collante di memorie dalla cornice dorata. E si chiedeva come avesse potuto giocare un ruolo attivo nel dipingersi di quei momenti. Nel momento dell’azione si sentiva incuriosito spettatore. Quando agiva lo faceva per divertimento proprio e altrui ma lui uno scopo vero e proprio, una direzione, non ricordava di averla avuta. Magari ricostruita a posteriori, una volta asciugato il sudore viscido del momento, di quell’impuro accadere che contaminava una linea dritta e pura. Là nell’intimità di sè stesso intagliava motivi che non lo riguardavano e di cui vestiva i momenti che non più lo riguardavano, il cui unico scopo era arredare quei suoi momenti. Lui, una birra o due, ed ore di cui cercare il senso.

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