June 13, 2018

L’istante

L’istante immediatamente precedente. Quel brevissimo spazio in cui si muta. In cui non vi è tempo per l’azione, solo per capire quello che è già determinato e fa parte delle cose avvenute, o quello che è ormai incanalato su binari che non possiamo deviare. È parte delle cose che avverranno, che potevamo, forse, influenzare, ma avremmo dovuto farlo prima, mica ora. Ora è il tempo di assistere, di conservare, di meravigliarsi.

Prima, appena prima. Prima che io esploda, in un gesto intenso che è cresciuto dentro me, con lo scopo di percorrere le inevitabili conseguenze.

Prima, appena prima, quando sto ancora sollevando il braccio che regge il bicchiere. Prima, appena prima che il sorso di whiskey scorra così liscio e sublime lungo la mia gola, pronta, abituata.

Prima, appena prima che io salti in macchina e corra, mio Dio, oltre semafori e stop, e veicoli lenti e sorpassi strettamente necessari ad acchiappare il momento, prendere l’istante per la coda, sbatterlo a terra. Inchiodarlo al suo destino.

Prima, appena prima che faccia un passo a colmare ogni distanza, annientarla. Puff, non c’è più, solo io e te, senza spazio in mezzo. Quello spazio vuoto, così poco sensato. Rimosso, è andato. E ora?

Prima, appena prima che io capisca che la nota di fondo di quello sguardo è un “no”, detto piano, ma che persiste nell’aria, come indelebile all’orecchio.

Prima, appena prima che io mi accorga del fatto che tu hai la chiave che fa risuonare in me il brivido delle cose straordinarie. Ed io non possa che risuonare, che importa l’acustica, il contesto, il tempo, le mani spellate.

Prima, appena prima che io mi renda conto che quella era l’ultima volta che ci saremmo visti, per un tempo lungo e sordo. Di quelli che non sai come arredare, che stona tutto, che il tappeto inaridisce la stanza, il quadro la instupidisce, ogni tenda la priva di luce, la rende goffa.

Prima, appena prima che l’attimo passi e non si possa più recuperare, proprio quando mi accorgo che sarebbe stato importante ricordare. Ed invece ho lasciato il cuore a casa, ho gli occhi opachi questa sera e nessuna capacità di afferrare e mettere via.

Prima, appena prima che mi accorga che è passato e che quello che non ho detto rimarrà non detto. Ciò per cui non ho trovato il tempo non saprò più trascinarlo fra le cose reali. Rimarrà, orfano, a vagare per sempre fra le cose che non sono.

L’istante è il momento in cui siamo umani. In cui viviamo perché non c’è più tempo per preparare, riflettere, più possibilità di rimandare. Possiamo solo scegliere se essere o non essere. Trattenere lo scatto o scioglierlo, lasciarlo esplodere. Stare a vedere che succede. Quell’istante è una singola emozione, pura: paura, eccitazione, felicità, rimpianto, orrore. Una, una sola cosa. A ricordarci che poi la semplicità dorme in fondo a tutti gli atti, a tutte le cose che viviamo per davvero. Che la decoriamo di sciocchezze, convinti di darle importanza, ed invece la soffochiamo. Ma lì, nell’istante, tutto questo non conta. Tutto quanto è vero, innegabile. Siamo costretti a essere umani, per come possiamo.

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