March 2, 2015

In un giorno di pioggia

Quando da ragazzo ascoltavo “In un giorno di pioggia” non pensavo avrei poi vissuto in Irlanda.

Ma io da giuovine pensavo molto, le cose sbagliate per lo piu’.

Con “da giuovine” io intendo quel tempo indistinto in cui le emozioni erano cosi’ forte e assolute che mi sanguinavo le tempie, talvolta dal dolore, piu’ spesso dalla noia. Credo di essere stato piu’ volte sul punto di essere sommerso da un’onda definitiva, sommerso dalla noia e dalla mia incapacita’ di reagire.

Poi un giorno le cose sono cambiate e ho iniziato a fare, piu’ e piu’ cose. Prima con fatica, poi meno, alla fine quasi con indifferenza. E poi alzavo le spalle, mi muovevo oltre. Oltre il mare e le soddisfazioni del momento, oltre per il gusto di essere oltre, oltre perche’ qui non c’era piu’ niente da fare.

E cosi’ sono finito in Irlanda, ma certo un’Irlanda diversa da quando si cantava, chesso’, con Pillus o Giulia. Sono finito in un’Irlanda meno affascinante, con piu’ ore di lavoro e uno stipendio migliore. Mi regalano anche le magliette delle aziende dove lavoro.

Allora poi penso che se oggi, per qualche misterioso motivo, mi ritrovo le forze per fare le cose, di macinare traguardi, forse conviene dirigere queste energie verso obiettivi che non siano solo nuovi, ma che mi portino piu’ vicino a quello strano concetto di felicita’ che cambia in ogni tempo.

E in un giorno di pioggia saro’ ancora giuovine, vi rincontrero’ tutti e balleremo sognando nuove avventure.

Ci rincontreremo cosi’, chi col capello bianco, chi senza, chi zoppo, chi sbronzo, ma tutti un passo avanti nel costruire le nostre felicita’, e capaci ancora di quella scintilla, che dal cuore passa agli occhi e poi si perde da qualche parte, nelle notti d’estate e nelle sere al pub, quando si torna a casa, non ancora arresi, non piu’ sobri.

Cosi’ siedo al mio tavolo, quando i colleghi scuotono la testa, scartano un altro CV, un altro candidato dopo un colloquio telefonico o dopo la prima o la seconda intervista. Rimango seduto alla scrivania a cercare un senso che non c’e’. Sorrido, torno a casa e seguo il consiglio del Capo, che comunque viene a trovarmi. Al di la’ del mare.

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