April 13, 2013

Abbraccio

Come un abbraccio.

La notte cala così, o forse sono i miei pensieri che rallentano e si adagiano leggeri sulle cose.

Così cammino fino a via Po. Qualche ragazzo grida per strada, grida sguaiate di chi vorrebbe ancora un po’ di notte, una birra, un’emozione, tornare a casa con una ragazza o perlomeno un numero di telefono. Invece è sorretto dagli amici, mentre barcolla.

Il milite sardo, dono dei milanesi veglia su piazza Castello. Ti sembra che i Goliardi possano apparire da un momento all’altro e riprendere la città. Lì dove la luce e le facciate dei palazzi fanno scomparire il confine fra i secoli. Un mantello nero, un cappello a punta. Venite a riprendervi la città, a farla ancora nostra, a donarle un attimo in più di romanticismo.

Cammino, lungo via Dora Grossa. Le biciclette procedono a zig-zag, una curva larga, un tombino evitato all’ultimo. Le calze strappate e lo sguardo vacuo. Arrivare a casa sembra un miraggio a pedali.

Lungo il tragitto mi accorgo di avere le gambe appena appena più molli. Diverse le possibili ragioni. Forse il limoncello.

Scrivere, sciogliere un nodo che mi porto appresso da diverso tempo, oramai. È un’opzione. Invece il nodo rimane ancora lì.

È strano, fanciullesco, come io dia un significato a gesti minimi che non ne hanno. Come interpretazioni di dettagli, di elementi casuali determinino il mio umore, la mia visione delle cose. Una sera sono più ottimista: in quel caso bastano un modo di salutarsi, un quarto di sguardo in una intera serata e credo di… un’altra volta basta un appuntamento che salta, un vederti arrivare tardi o non arrivare affatto e traggo conclusioni, prendo impegni con me stesso, che smentisco la settimana seguente.

E chi lo sa se anche tu mi vuoi bene

a volte credo di esserne certo

a volte invece sembra tutto uno scherzo

fuggono gli occhi come falene

amica mia sorella speranza

quello che vuoi io non ti dirò

quello che voglio non sentirò

quello che c’è dietro l’indifferenza

 

e tutto è morto e tutto è ancor vivo

e solamente tutto è cambiato

quello che provo l’ho sempre provato

e credo ancora in ciò in cui credevo

e il fiocco nero è l’unica cosa

che mi è rimasta con la malinconia

ma insieme a questa stanca anarchia

vorrei anche te, amica mia

 

ma dimmi tu non è meglio così?

immaginare ed illudersi sempre

qui ad aspettare qualcosa o niente

qui ad aspettare un no o un sì

che in ogni caso sarebbero fine

di tutto questo che almeno è un ricordo

così studiato giorno per giorno

fatto di tanti cristalli di brina.

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