December 4, 2005

E la ruota ha fatto un altro giro

Domenica sera, altra settimana, altro giro, altro regalo. Radunare le proprie cose, fregare qualcosa dalla dispensa, una scatola di tonno e un pacco di pasta da infilare in mezzo ai vestiti. Salire in macchina, ravanare fra le cassette ed infilarne una di quelle vecchie, una massiccia dose di fruscii condisce i suoni originariamente impressi sul nastro.

Via verso una nuova settimana ma continuando a ripensare a quella "vecchia". Mau Mau e Cristina Donà accompagnano le prime riflessioni. La macchina si mangia la strada fra Buttiligera e Rivoli, io rimastico gli eventi, la serata di Sabato. Noia. E la Domenica, passata al calduccio. La ricerca di qualcosa che manca va avanti da sempre. Non ci si è divertiti: perchè? Per come? Dove abbiamo sbagliato? Ora i giovani non sanno neanche più fare i giovani? Le parole di Tatiana: "mia madre e i suoi amici si staranno divertendo come matti"…

E poi: Massimo Volume (un gruppo, ormai sciolto):

Poi le cose presero un’altra piega. Rigoni comprò a credito del materiale
rubato. Non pagò e non credo avesse intenzione di farlo.
Piombarono di
notte a casa i creditori, ubriachi fradici. Sfondarono la porta d’ingresso
a calci e lo massacrarono di botte.
Perse del sangue, l’uso della
mandibola per qualche giorno e per un paio di settimane la voglia di
vivere.
(E la nostra chi ce l’ha?)

Ma quell’estate era stata formidabile.
(Non sarà tutta colpa del fatto che è inverno?)

Eravamo al massimo della
forma.
(E già, da quant’è che non sono al massimo?)

Io e Leo avevamo portato a casa una cassa di champagne trovata in
qualche angolo durante lo sgombero di una cantina. Bottiglie già scadute
che andavano alla testa appena dopo due sorsi.
(L’alcool, quante belle serate mi ha dato)

Passavamo i pomeriggi in
cucina. Il sudore ci colava addosso. Rigoni teneva banco, le guance
infuocate.
(Solo amici riuniti attorno ad un tavolo. Perchè allora a noi non è sembrato abbastanza? Avevamo anche i voulevant, i cosi che non so come si scrivono)

Eravamo la cornice di un romanzo medievale: noi, gli eletti,
riuniti in una casa che cadeva a pezzi, immersi nel silenzio dei pomeriggi
d’agosto e fuori, fuori la peste.
(Fuori tutto il resto: ma noi siamo così uniti, ci conosciamo? Forse no, ma è proprio per questo che mi piace leggere i vostri blog. E’ una sorta di modo per stare assieme e conoscerci un pò)

Per una volta non volevo riflettere e dissezionare per capire (la curiosità, la fame di capire è l’essenza dell’ingegneria ;) le meccaniche del gruppo. Solo pensieri che accompagnano la canzone…

Bè in effetti questo intervento fa schifo però adesso mi metto come un cretino a giocare a Civilization. Ciao bestie!

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