March 15, 2006

Chiacchere notturne (e il Teorema del televisore)

Qui parlo principalmente del gruppo
di amici con cui esco la sera, una sorta di lettera aperta o sussurri
notturni, come preferite…

Forse è solo che è tardi e le mie parole sono dovute alla stanchezza,
forse è solo che sono qua con la mia tazza grande, la mia mug, colma di
un tè… bè mi conoscete, colma di un tè ultra-scadente.

Il mio umore cambia spesso, però da diverso tempo a questa parte c’è un
motivo in meno per i miei malumori pseudo-occasionali. Negli ultimi
mesi mi sono accorto che sono sempre più soddisfatto di me. Mi accetto.
Sono convinto delle scelte che ho fatto e di quello che sono diventato,
sono in pace con me stesso.

A nutrire i miei cattivi pensieri invece è il come mi sento in
questo
gruppo. Non so se sia un equilibrio rottosi di recente o qualcosa che
forse non c’è mai stato ma non ho avuto il coraggio di vedere. Propendo
per la seconda, in tutta onestà. Mi sembra di non essere in cerca delle
stesse cose degli altri. Io ho voglia di emozioni, di sentirmi vivo.
Non mi fraintendete, sono legato a tutti, non vorrei "scappare" lontano
da voi nè queste mie parole c’entrano con i dissapori che ho avuto con
Sara. E’ solo che, come sempre, mi sembra di sentire il tempo che
scorre via e questo mi spinge a cercare di cambiare se quello che
faccio non mi soddisfa. E credo di non essere soddisfatto dei miei
week-end da tanti anni. Un tempo ne avrei dato la colpa un pò alla
mancanza di occasioni, un pò forse a qualcun’altro. Ora me la prendo
solo con me. Qualcuno ha presente la storia del televisore? Una sera,
nel parco vicino al nostro liceo, trovammo la torre aperta. Andammo a
recuperare un vecchio televisore vicino all’immondizia e lo
lanciammo, il tubo catodico ovviamente implose e la cosa fu per noi,
giovani e stupidi, divertente, emozionante. Anni dopo ripetemmo lo
stesso esperimento con le "ragazze" al seguito. Trascinate un pò a
forza per cercare di coinvolgerle, per far vedere che eravamo gli
stessi anche con loro. Fu patetico. Ricordo le loro facce a missione
compiuta e i loro "bè adesso andiamo?". Forse era anche che avevamo
qualche anno in più però io quando parlo del "Teorema del televisore"
mi riferisco a come sia impossibile vivere certe sensazioni se chi è
intorno a te non può condividerle. E’ qualcosa che qualcuno non
comprende, non riesce a vedere ma a me è così evidente. Ultimamente poi
sento più viva e bruciante la differenza perchè mi è capitato di
riassaporare un assaggino dei vecchi tempi all’ultimo concerto dei
bloodyguns. Il cuore del vecchio gruppo attorno a cui hanno ruotato
diversi "quarti" e "quinti" nel corso degli anni. E mi viene un pò di
malinconia a pensare che chissà quanto tempo passerà prima di sentirmi
vivo ancora per una sera… quante sere passerò come addormentato,
seduto al tavolo del Mr. Gipson o di qualsiasi altro pub che
venda birra a buon mercato. Poi certo arriverà l’estate e le uscite al
Pessina ma… ma continuerò a sentirmi un pò incatenato ad un gruppo
che vede le cose così diversamente da me. A volte ognuno parla dei
propri "tempi d’oro" e di quanto fosse irrefranabile all’epoca ma
poi… non fraintendetemi (cose che fate molto spesso) non cerco di
rivevere i miei sedici o vent’anni, non cerco di fare le cose di
allora, cerco quello spirito, quella voglia di vivere e vedere cosa
succede. Potrò essere paranoico sui check-in e un sacco di altre cose
ma, forse anche per combattere questo mio lato, ho voglia di
imprevisto. A volte parlo con uno dei membri del gruppo, a volte con un
altro, c’è chi dice di capire che intendo e condividere questo mio
sentire, c’è chi dice di non vedere le cose come le vedo io. Io sono
curioso. Vorrei capire se voi siete contenti delle cose così come
stanno. Io mi diverto anche certe sere ma a me manca un qualsiasi
brivido, a voi? Voi che cercate? Che volete?

Altre volte ho avuto di questi pensieri. Una di queste volte sono
uscito con Daniele ed altri per qualche week-end. Ci è capitato di fare
le quattro in un periodo in cui noi alla mezzanotte si levava le tende.
Mi pesava solo un pò essere fra estranei. Da un lato vorrei fare altre
cose, altre esperienze qualche sera e passare le altre col gruppo. Il
mio problema è che Daniele è via e non ho coltivato amicizie al di
fuori di questo gruppo. A volte mi sento un vigliacco per non avere il
coraggio di chiamare qualcuno che non vedo da mesi o anni e organizzare
con lui, a volte mi sento un pò un peso che si trascina ad uscire
perchè non ha alternative a disposizione. Questa settimana c’era la
possibilità di vedere Dano venerdì e ci sono rimasto male quando ho
saputo che non si era concretizzata. Forse questo week-end sarò di buon
umore, forse è la stanchezza (a krav mi hanno anche dato una bella
botta in testa con un coltello di legno, sapete?). Magari cercherò di
essere il solito giullare, di fare qualche battuta stupida o volgare,
di bere un pò di più per essere un pò più allegro.

Vi voglio bene ma sento di non cercare le stesse cose che cercate voi e
vedo il tutto come una sorta di "costrizione" un pò per tutti. E forse
mi sento diverso, solo, di una solitudine un poco triste e un poco che
mi porta a domandarmi che fare delle mie sere, non in astratto ma
concretamente. Che fare?

E alla fine vorrei dire che più persone mi hanno fatto notare che io a
volte non dico le cose che ho da dire. E’ vero. Però a me sembra che
nessuno parli, mai. Di nulla. Almeno con me intendo.

Ci sarebbero altre cose da dire ma, in fondo, che importa?

Comments

2 thoughts on “Chiacchere notturne (e il Teorema del televisore)

  1. Ciao Fede..Uff quante cose da fare…pochissimo tempo per aggiornare il blog..respirare..non ero più abituata a ritmi così frenetici..Devo raccontarti di sabato…e te del concerto…spero di beccarti in msn..baci!

  2. Bella lettera. Ti ho sempre ammirato per la tua capacità di scrivere e di esteriorizzare con chiarezza quello che senti, sai? Credo di non essere capace di essere così coinciso, a volte tagliente nell’esporre le tue riflessioni; perciò se in questa risposta compariranno frasi senza senso non prendetevela con me; qualche filosofo forse direbbe "umano, troppo umano", e in questo caso è decisamente così. Sia per gli scrittori che per il lettori, e anche per quelli che si limitano a leggere. Gli spettatori. A volte mi è capitato di sentirmi spettatore in una delle tante uscite al Mr Gipson; avete presente quando la situazione intorno a voi rimane immobile? Quante volte abbiamo parlato di come ci si annoiasse, dando di volta in volta la colpa al posto e poi alla stanchezza? Per carità, ogni tanto può capitare una serata di scazzo, ma ultimamente mi sembra che si esagerasse…Non dò la colpa al "gruppo"; mai sentito parte di uno, detesto pensare di far parte di qualche istituzione senza valore Per me ognuna delle persone che amo frequentare è un amico/a, completo di carattere, di lati positivi e negativi. E allora se mi trovo bene con la maggior parte delle persone con cui esco come mai ci troviamo spesso a rimuginare su serata poco vitali? Mi sembra di assistere (un po’ da lontano ora, lo confesso) alla faglia di St Andreas che si stacca pian piano dalla California… Motivi di questo? A me sembra che buona parte di questi "problemi" risiedano nell’apatia e nella pigrizia che ogni tanto tutti dimostriamo… e al fatto che sembra obbligatorio uscire tutti insieme. Non ho mai pensato che l’amicizia si misurasse con il tempo che passo insieme ad una certa persona, piuttosto con il coinvolgimento e la complicità che sussistono nei momenti passati in compagnia. Quindi? Come da premessa, complice anche la fretta, un grande casino attanaglia la mia povera testolina… ma perchè non provare a sentirsi più liberi di fare quello che interessa ad ognuno? Perchè costringersi a serate mediocri?Scappo via promettendomi di continuare a riflettere, lasciando un breve frammento di una canzone… non so se centri ma mi piace, per quanto forse sia banale:"Gli incontri, gli scontri, lo scambio di opinioni, persone che son
    fatte di nomi e di cognomi, venghino signori, che qui c’è il vino
    buono, le pagine del libro e le melodie del suono, si vive di ricordi,
    signori, e di giochi, di abbracci sinceri, di baci e di fuochi, di
    tutti i momenti, tristi e divertenti, e non di momenti tristemente
    divertenti."CaparezzaSaluti

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